bicchiere di vino rosso su un terrazzo con i vigneti nello sfondo

Pinot Nero

PINOT NERO

Il Pinot Nero è un vitigno internazionale a bacca nera che viene vinificato, oltre che in rosso, anche in bianco per la produzione di vini spumanti metodo classico. Delicato e piuttosto esigente, ha una capacità di adattamento molto inferiore rispetto ad altri vitigni internazionali ma, laddove trova le condizioni ottimali per la sua crescita, è in grado di dare vita ad alcuni dei migliori vini al mondo.

Origine

L’origine del Pinot Nero è antichissima. Si ipotizza che fosse coltivato in Borgogna già duemila anni fa e che quando i Romani invasero la Gallia, il vitigno fosse già presente nella zona. Nel I secolo d.C., lo scrittore di agronomia Columella descrisse nel suo «De Rustica» un vitigno che potrebbe essere identificato come Pinot Nero.

Tuttavia, in mancanza di ulteriori testimonianze, fino ad oggi non si è potuto dimostrare con certezza la sua esistenza in Borgogna in epoca romana. Gli studi genetici condotti dall’INRA di Montpellier hanno comunque svelato che il Pinot Nero è l’antenato di numerosi vitigni tra i quali anche la Syrah, lo Chardonnay e il Gamay, cosa che confermerebbe la sua preesitenza a questi e la sua antica origine.

Durante il Medioevo la continuità nella coltivazione del Pinot Nero in Borgogna fu garantita dall’opera dei monaci circestensi e benedettini che lo usavano per produrre il vino per la messa e, nei secoli, raggiunse una tale fortuna che, nel 1395, il duca di Borgogna Filippo II arrivò a bandire la coltivazione del Gamay a favore di quella del Pinot Nero. Proprio dal XIV secolo il vitigno cominciò ad essere chiamato Pynos e poi Pinot, nome che deriva probabilmente da “pigna” e che rimanda alla conformazione allungata e compatta del suo grappolo.


Diffusione

Nonostante il Pinot Nero non sia un vitigno semplice da coltivare, è riuscito a diffondersi nella maggior parte delle regioni viticole del mondo. Nella sua terra d’origine, la Francia, occupa 32.000 ettari e, oltre che in Borgogna, si trova nello Champagne, dove viene vinificato in bianco, e in Alsazia. La zona di maggiore produzione e anche la più popolare è indubbiamente la Côte d’Or.

In Germania, dove è conosciuto con il nome di Spätburgunder, è il vitigno a bacca rossa più coltivato in assoluto con 11.700 ettari di superficie coltivata.

In Italia ha trovato le sue condizioni ideali nelle regioni del nord: Trentino, Oltrepò Pavese e Franciacorta, dove viene principalmente vinificato in bianco per la produzione di vini spumante.

Negli Stati Uniti il Pinot Nero ha avuto un autentico boom nel 2004 grazie al film Sideways: infatti nella pellicola, uno dei due protagonisti è appassionato di Pinot Nero e ne parla a più riprese. Attualmente la maggiore diffusione si è raggiunta in Oregon ma è in California, e soprattutto nella Central Coast dove l’oceano aiuta a mantenere fresco il vigneto durante la notte, che si ottengono i vini da Pinot Nero migliori.

In Australia, dove si credeva che il clima fosse troppo caldo per il Pinot Nero, si è scoperto a sorpresa che nelle regioni delle Adelaide Hills e della Yarra Valley si possono ottenere ottimi risultati.

In Nuova Zelanda ha trovato il suo clima ideale nelle regioni più fresche (Wairarapa, Marlborough, Nelson, North Canterbury e Central Otago) e, nonostante le prime produzioni commerciali siano relativamente recenti, alcuni vini stanno trovando un buon riscontro anche nel mercato estero.

Il Pinot Nero è abbastanza diffuso anche in Argentina, Cile, Sudafrica e Spagna.


Coltivazione

Il Pinot Nero è un vitigno delicato che necessita di moltissime cure: la compattezza del grappolo e la buccia sottile favoriscono la proliferazione di malattie e marciumi; inoltre, germoglia precocemente e quindi è particolarmente sensibile alle gelate primaverili. Per raggiungere buoni risultati ha necessità di un clima temperato perché il freddo eccessivo non consente la piena maturazione e, viceversa, il caldo tende a far sovramaturare le uve che perdono le loro note fruttate e la loro freschezza.

Il vitigno predilige i suoli calcarei mentre quelli argillosi, trattenendo l’umidità, possono favorire il millerandage e la colatura nel periodo della fioritura.


Note ampelografiche

L’aspetto del Pinot Nero è abbastanza vario: ne esistono molti biotipi che si diversificano nella forma della foglia e nella grandezza e forma del grappolo. Il biotipo più diffuso in Borgogna ha una foglia media, tonda e a tre lobi di colore verde scuro. Il grappolo è piccolo, compatto, di forma cilindrica e alato. L’acino è medio-piccolo con una sottile e pruinosa buccia nero-violacea e una polpa succosa, non colorata e dal sapore semplice.


Il vino – Pinot Nero

Il Pinot Nero ha un’incredibile capacità di assorbire il carattere del terroir e di restituirlo con forza nei vini: per questo motivo, le sue espressioni possono essere molteplici. Il vitigno viene usato per la produzione sia di vini rossi che di bianchi, in particolare di spumanti metodo classico.

I vini rossi, principalmente prodotti con Pinot Nero vinificato in purezza, possono essere consumati giovani ma in taluni casi possono anche dimostrarsi piuttosto longevi. Caratteristiche tipiche di questi vini sono la scarsa colorazione, dovuta alla ridotta quantità di antociani nelle uve, e la trasparenza. Il colore è rosso rubino brillante nei vini più giovani e vira verso sfumature granate o addirittura aranciate con l’invecchiamento.

Al naso, il Pinot Nero offre una notevole complessità aromatica con sentori fruttati di ciliegia, ribes, lampone, fragola e floreali di violetta, ai quali si aggiungono, con la maturazione, profumi di sottobosco, funghi, cuoio e pellame. Nelle zone più fredde si possono percepire anche note erbacee o vegetali come foglia di pomodoro o menta. L’affinamento in legno può regalare aromi speziati e tostati anche se è necessario evitare che questi vadano a coprire gli aromi varietali delicati del Pinot Nero, escludendo l’uso di botti nuove o molto tostate e riducendo la permanenza del vino nel legno.

Al gusto il Pinot Nero è solitamente caratterizzato da una bassa tannicità, da un calore alcolico elevato e da una buona acidità che è sempre presente ma di intensità variabile a seconda della zona in cui il vino viene prodotto. Negli spumanti, il Pinot Nero contribuisce a intensificare il colore, donando brillanti sfumature giallo dorate, e a conferire struttura e una delicata nota aromatica di frutta rossa.


Abbinamenti

Considerati i pochi tannini, l’acidità marcata e il grado alcolico elevato, il Pinot Nero vinificato in rosso si accompagna bene a carni bianche, a selvaggina o carni rosse non troppo succulente, a funghi, primi piatti a base di carne e anche a pesci come salmone, tonno o pesce spada alla griglia o alla brace.

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grappoli di uva

Chardonnay

CHARDONNAY

Lo Chardonnay è un vitigno internazionale a bacca bianca che ha riscosso grandissimo successo in tutto il mondo grazie alla sua capacità di adattarsi a molti differenti climi e terreni.

Origine

Lo Chardonnay è molto probabilmente nato in Borgogna, dove ancora oggi viene usato per produrre alcuni tra i vini bianchi migliori al mondo, e il suo nome deriva dall’omonimo paese che si trova nell’Haut-Mâconnais.

In passato molto spesso confuso con il Pinot Bianco, è in realtà frutto di un incrocio tra Pinot Nero e Gouais Blanc, un vitigno a bacca bianca ormai estinto che parrebbe essere l’avo di ben 80 vitigni europei. Ciò che è interessante è che il Gouais è un vitigno così mediocre che durante il Medioevo, in Europa, si è cercato addirittura di vietarne la coltivazione. Gouais, d’altronde, deriva dall’aggettivo “gou”, un termine di derisione in francese antico, che indicherebbe proprio la scarsa qualità delle uve.

Ma, con grande sorpresa, proprio la grande diversità genetica tra il nobile Pinot Nero e l’umile Gouais potrebbe essere la causa dello sviluppo dell’ottima qualità delle uve di Chardonnay.


Diffusione

L’estrema adattabilità dello Chardonnay lo ha portato a essere uno dei vitigni più coltivati nel mondo, con una superficie vitata che si aggira intorno ai 210.000 ettari.

In Francia, la sua patria di origine, è coltivato principalmente in Borgogna e in particolare in Côte d’Or, Côte de Beaune e Chablis dove, sulla famosa argilla detta “Kimmeridge”, lo Chardonnay trova uno dei suoi migliori terreni di coltivazione. Si trova anche in Champagne dove, soprattutto nella zona della Côte des Blancs, dà vini meravigliosi, eleganti e fini. Qui vengono prodotti eccezionali Blanc de Blancs da Chardonnay vinificato in purezza.

Nel mondo, il vitigno ha trovato il suo posto in tutte le maggiori regioni viticole. In Italia è coltivato praticamente ovunque: la maggiore diffusione si ha in Sicilia seguita dal Trentino dove pare sia arrivato già nel 1800 e dove viene usato per la produzione di spumanti metodo classico.

Stesso utilizzo se ne fa anche in Franciacorta e nelle Langhe, dove viene assemblato con il Pinot Nero e con altri vitigni. Scendendo la penisola, lo Chardonnay si trova pressoché in tutte le regioni dove viene impiegato per realizzare molti vini DOC e DOCG.

Negli Stati Uniti i vini più famosi provengono dal Sonoma, distretto a nord di San Francisco e dalla Napa Valley ma lo Chardonnay è coltivato anche in Oregon e nello stato di New York. Il vitigno è ampiamente diffuso anche in Canada, Argentina, Cile, Sudafrica, Australia e Nuova Zelanda.


Coltivazione

Lo Chardonnay è un vitigno abbastanza vigoroso e piuttosto produttivo. Tuttavia, tende a germogliare precocemente, cosa che lo espone alle gelate primaverili. Ha una buona resistenza a malattie e parassiti anche se è abbastanza sensibile alla flavescenza dorata, al mal d’esca, all’oidio e alla botrite.

In caso di piogge abbondanti e di importanti sbalzi termici durante il periodo della fioritura, può mostrare fenomeni di colatura parziale o totale e, in certi casi, di millerandage. Seppure si adatti a una miriade di terreni diversi, dà i suoi migliori risultati in suoli calcarei o ricchi di calcio, carbonato o solfato.


Note ampelografiche

Le foglie dello Chardonnay sono medie, orbicolari, intere o con accenno a cinque lobi, di colore verde cupo; il grappolo è medio, cilindro-conico, compatto e con due ali; l’acino, piccolo e sferico con una buccia sottile e pruinosa, è verde-giallo ma si tinge di un meraviglioso colore dorato in prossimità della maturazione.


Il vino – Chardonnay

Dalle uve di Chardonnay si possono ottenere vini molto differenti e non solo perché può essere prodotto in diverse tipologie (fermo, spumante, passito) ma anche perché il suo corredo aromatico viene profondamente influenzato dal clima, dal terreno in cui cresce, dalle tecniche di vinificazione e affinamento che vengono utilizzate. Per questo motivo, fare una descrizione generica del vino prodotto con uve Chardonnay diventa un’impresa piuttosto complessa.

Tendenzialmente il colore è giallo paglierino con sfumature verdoline in gioventù e giallo dorato per i vini invecchiati e affinati in legno.
Nei climi caldi, dalle sue uve si ottengono vini ricchi, con buona persistenza gustativa e sentori di frutti maturi e tropicali come ananas, mango, banana e melone. Nei paesi con climi più freschi, i vini sono più freschi e minerali, con aromi floreali di fiori bianchi (acacia) e gialli (ginestra) e fruttati di mela, limone, pera e pompelmo. Un clima temperato consente di produrre vini corposi e morbidi con profumi di frutti bianchi come pesca e agrumi.

L’alta concentrazione di zuccheri nelle uve accompagnata da un’acidità elevata, rende lo Chardonnay un vino adatto all’invecchiamento e il suo corredo aromatico neutro si sposa bene con l’affinamento in botti o barriques di legno grazie al quale acquista sentori di miele, burro, nocciole tostate, caramello e vaniglia.


Abbinamenti

Essendo molto diversi tra loro, i vini da uve Chardonnay possono essere abbinati con numerosi piatti. Molto usati per l’aperitivo, si accompagnano bene con tutto il pesce, i molluschi, le paste ripiene, i risotti alle verdure e le carni bianche magre. La buona acidità che li caratterizza, li rende perfetti in abbinamento con piatti grassi come il salmone o untosi come il fritto misto di pesce. Sempre grazie all’acidità, si accordano bene con piatti sapidi come salumi e formaggi ma anche con cibi a tendenza dolce come i crostacei.

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Cabernet Franc

CABERNET FRANC

Il Cabernet Franc è un vitigno internazionale a bacca rossa dal quale si possono ottenere grandissimi vini. Noto perlopiù in assemblaggio con Merlot e Cabernet Sauvignon nel taglio bordolese, è capace di dare vini molto eleganti e longevi anche vinificato in purezza. Il suo nome indica quella che è la sua caratteristica di maggior pregio: un “vino franco” è un vino che ha nel suo profumo un sentore netto che spicca su tutti gli altri e che lo rende immediatamente riconoscibile.

Origine

L’ampia diffusione in Gironda e nella Loira ha fatto supporre per lungo tempo che il vitigno fosse originario della Francia. Tuttavia, alcune analisi sul DNA hanno evidenziato una relazione di tipo genitore-figlio con il Morenoa e l’Hondarrabi Beltza, due vitigni dei Paesi Baschi: è quindi molto probabile che sia arrivato nel sud-ovest della Francia da Gipuzkoa o dalla Navarra, nella zona nord dei Pirenei, forse grazie a dei pellegrini di ritorno da Santiago del Compostela.

Si pensa che il Cabernet Franc nella Valle della Loira sia approdato intorno al 1630 quando il Cardinale Richelieu inviò alcune barbatelle all’abate Breton che si occupò di piantarle a Chinon e Bourgueil. Nel 1997 si è poi scoperto, sempre grazie a test sul DNA, che è dall’incrocio di Cabernet Franc e di Sauvignon Blanc che è nato il Cabernet Sauvignon.

Diffusione

Il Cabernet Franc è arrivato a occupare 45.000 ettari di superficie vitata nel mondo, dei quali 36.000 si trovano in Francia. Qui, raggiunge i suoi massimi livelli nel Libournais, dove viene prodotto sia nel taglio bordolese sia in purezza, e nella Valle della Loira, dove la tradizione ne vede l’uso principalmente come monovitigno.

Il Cabernet Franc viene coltivato anche in Italia anche se in misura minore rispetto a quanto si credesse: è stato scoperto, infatti, che molte delle viti coltivate sono in realtà Carmenère, un vitigno molto simile al Cabernet Franc. Friuli Venezia-Giulia, Trentino-Alto Adige e Veneto sono le regioni con la superficie vitata maggiore.

La Toscana, poi, si è distinta per la produzione di ottimi vini ottenuti sia con Cabernet Franc in purezza sia in blend con Cabernet Sauvignon e Merlot. Il vitigno viene coltivato anche in Sicilia e in Puglia, dove si è adattato molto bene al clima più caldo. Nel mondo il Cabernet Franc si trova in Canada, California, Washington, Virginia, Cile, Argentina, Australia, Nuova Zelanda, Ungheria, Bulgaria, Slovenia, Croazia, Grecia e Spagna.

Il Cabernet Franc è arrivato perfino in Cina, dove viene coltivato tra i 2.220 e i 2.600 metri di altitudine sui versanti dell’Himalaya.


Coltivazione

Il Cabernet Franc è un vitigno vigoroso, che si adatta bene a molti terreni e climi. Resiste bene alle gelate invernali e ai climi rigidi, tanto che viene usato anche come base per la produzione di Ice Wines, ma dà ottimi risultati anche in climi più caldi. Si esprime al meglio in terreni argillosi-calcarei ma cresce bene anche in quelli sabbiosi e sciolti a patto che siano ben drenati perché è sensibile agli stress idrici.

La maturazione, medio-tardiva, avviene solitamente una settimana in anticipo rispetto al Cabernet Sauvignon. Pur essendo un vitigno vigoroso, la sua produttività non è alta, aggirandosi sui 30-40 hl/ha e arrivando eccezionalmente a 80 hl/ha in Linguadoca. Ha una buona resistenza a parassiti e crittogame ma mostra una discreta sensibilità alla botrite, all’esca, alle cicaline e all’eutipiosi.


Caratteristiche ampelografiche

I vari cloni mostrano una certa omogeneità anche se il potenziale produttivo può risultare molto diverso. La foglia del Cabernet Franc è verde chiaro brillante, di media grandezza, pentagonale, a tre o cinque lobi.

Il grappolo è medio, cilindrico o conico, abbastanza compatto e talvolta alato. Gli acini di un blu intenso tendente al nero, sono medio-piccoli, sferoidali, con buccia spessa e molto pruinosa. La polpa è succosa e ha un sapore erbaceo più o meno intenso.

Il vino – Cabernet Franc

Il Cabernet Franc viene usato sia in assemblaggio che in purezza, per la produzione di vini rossi, rosati, bianchi e Ice Wines. I vini rossi vinificati in purezza hanno un colore rosso rubino brillante che tende al granato con l’invecchiamento. Il suo profumo è inconfondibile, con note affumicate e di peperone, date dall’alta quantità di pirazine nelle sue uve.

Se raccolto acerbo, la nota vegetale di peperone potrebbe essere prevalente rendendo il vino sgarbato. Raccolto a giusta maturazione, le note erbacee lasceranno spazio a quelle affumicate e a sentori di viola, lampone, fragola, foglie d’edera e, dopo l’affinamento, di liquirizia, grafite, cacao, note mentolate.

Il gusto del vino Cabernet Franc è rotondo, ampio e piacevolmente fresco. Rispetto al Cabernet Sauvignon, è meno ricco di tannini e per questo invecchia più rapidamente e può essere gustato in minor tempo.


Abbinamenti

Il vino rosso prodotto con Cabernet Franc in purezza, può essere abbinato a tutto pasto. Per le sue note erbacee e affumicate si sposa con primi piatti al sugo di carne, selvaggina, carne alla griglia, spezzatini, arrosti. Si accompagna bene anche con formaggi semistagionati e stagionati.


Cabernet Franc VS Cabernet Sauvignon

Da un punto di vista ampelografico, i due vitigni sono molto simili, ma il Cabernet Franc germoglia e matura prima del Cabernet Sauvignon. Ha, inoltre, meno tannini – quindi l’affinamento può essere più rapido – e meno polifenoli e antociani, motivo per cui il colore risulta meno intenso. Al gusto il Cabernet Franc tende ad avere note erbacee più evidenti.

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vitigno di Syrah

Syrah

SYRAH

L’origine del vitigno Syrah

Per iniziare con un tocco di mistero, sarebbe bello poter raccontare una delle leggende che sono circolate fino a una ventina di anni fa sull’origine della Syrah.

Si potrebbe narrare che sia arrivata dalla lontana Shiraz, città persiana che ora si trova in Iran. O che il suo nome derivi da Siracusa, dove sarebbe approdata dall’Egitto grazie ai romani. O ancora, trasportata dai Focei nella loro colonia Massalia (Marsiglia) e poi chissà come trasferita nella Valle del Rodano.

Peccato che, nell’ultimo anno del secolo scorso, la scienza sia arrivata a controvertere tutte queste teorie e a dare una spiegazione forse meno esotica: nel 1999, le analisi sul DNA condotte dall’Università della California Davis e dall’Istituto nazionale di agronomia di Montpellier hanno dimostrato che è un incrocio tra Dureza – antico vitigno dell’Ardèche imparentato con il Pinot Nero – e Mondeuse Blanche – un vitigno della Savoia parente del Viognier.

E l’incontro fra i due sarebbe molto probabilmente avvenuto lungo le rive del fiume Rodano, là dove ancora oggi la Syrah è uno dei vitigni più coltivati e dove dà alcuni dei suoi prodotti migliori.

Diffusione

La Syrah è un vitigno internazionale, oggi il sesto più coltivato al mondo con 190.000 ettari di superficie vitata. Il maggiore coltivatore è la Francia con 64.000 ettari, seguita dall’Australia – Paese dove è stato importato nel 1832 – con 40.000 ettari. In totale sono trentuno i paesi dove si può trovare questo vitigno, tra cui il Sudafrica, il Cile, la Nuova Zelanda, la California, l’Italia e addirittura il Canton Vallese.

In Italia è prevalentemente coltivato in Sicilia, dove il clima garantisce una maturazione fenolica ottimale, e in Toscana, specialmente nella zona di Cortona, dove il terreno ricco di argilla e marna e l’influsso termico del Lago Trasimeno creano condizioni di coltivazione ideali.


Syrah o Shiraz?

Syrah e Shiraz sono due nomi che indicano il medesimo vitigno. Banalizzando, si può dire che Syrah è il nome francese mentre Shiraz è il nome che viene utilizzato in Australia dalla fine degli anni ’80, dopo che il precedente nome Hermitage è stato abolito a causa della sua omonimia con la DOC francese.

Approfondendo la questione, pare che i due nomi siano diventati rappresentativi dei differenti stili enologici dei due Paesi: in Francia, nella Valle del Rodano, il clima fresco permette di ottenere dei vini più leggeri e fini mentre in Australia il clima più caldovini più morbidi e corposi. Seguendo questa distinzione, alcuni produttori di altri Paesi hanno scelto un nome piuttosto che l’altro per indicare il proprio stile. Tuttavia, una regola fissa non esiste.


Note agronomiche

Pur essendo tra i più coltivati al mondo, la Syrah è un vitigno abbastanza delicato, sensibile a stress idrico e clorosi ferrica. Ha bisogno di molte ore di sole è ha tendenzialmente una maturazione media. Le condizioni ottimali di coltivazione prevedono dei terreni fini e ben drenati, protetti dal vento e con un’esposizione buona ma che garantisca di evitare il calore eccessivo. I suoli migliori per la Syrah sono quelli scistosi e granitici, dove la sua tendenza alla sovraproduzione (e conseguente peggioramento di qualità) viene ridotta, ma cresce bene anche su quelli argillosi-silicei.


Caratteristiche ampelografiche

Il vitigno Syrah ha foglie di un verde opaco, medie o grandi, pentagonali e pentalobate o trilobate. I grappoli sono medi, cilindrici, compatti o spargoli, talvolta alati.

Gli acini, di un intenso nero bluastro, sono medio-piccoli, ovoidali, con buccia pruinosa e poco consistente. Una caratteristica distintiva sono i lunghi rami che spesso vengono legati o tagliati corti per evitare che la pianta venga rovinata dal vento.


Syrah – I vini

Non è semplice indicare delle caratteristiche universali per tutti i vini prodotti con Syrah perché, come sempre, il clima, i terreni e le tecniche vitivinicole influenzano l’evoluzione delle sue uve, generando risultati molto differenti.

Generalmente i profumi sono floreali (violetta), fruttati (frutti neri e rossi: mirtillo, lampone, more), e speziati (pepe nero, anice, liquirizia). Con l’affinamento questi aromi possono lasciare spazio ad altri più complessi (caffè, cioccolato, tabacco, goudron e caramello).

I vini rossi ottenuti dalla Syrah si riconoscono per il loro colore intenso e profondo con marcate sfumature violacee in gioventù, che si evolvono in granato con l’invecchiamento. Solitamente robusti, corposi e dotati di una importante persistenza gusto-olfattiva, hanno un’acidità poco marcata e una buona struttura tannica che li rende adatti all’invecchiamento (soprattutto nelle zone più fresche).

La Syrah è piuttosto versatile e si presta alla vinificazione in purezza ma anche in uvaggio con altri vitigni e può essere usata anche per la produzione di vini rosati, piacevolmente fruttati e di buona finezza.

Abbinamenti

Le marcate differenze dei vini prodotti con Syrah, apre le porte a innumerevoli abbinamenti ed è sempre bene fare una valutazione del singolo vino prima di decidere un menu. In linea di massima, si accompagna bene con carni rosse, selvaggina e carni grigliate. La morbidezza lo rende adatto anche per i formaggi stagionati e, grazie alla sua struttura e aromaticità, è in grado di sostenere il confronto con sapori forti e speziati.


P.S. Se per tutto l’articolo vi siete chiesti se si dica “la Syrah” o “il Syrah“, vi basti sapere che in francese è un nome femminile. La spiegazione del perché è un mistero…

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