Un lascito di famiglia all’ombra di una torre Pallavicina del Quattrocento. La necessità di rallentare il tempo accordandolo al rispetto e ai ritmi della natura.
Quello che pulsa in un vino è il battito degli uomini e delle donne che lo hanno creato, è la voce della passione e del valore della cultura.
L’amore per la cultura e l’operosità artigianale e artistica degli uomini e delle donne emiliane, da sempre custodi dell’unicità del territorio e della valorizzazione dei suoi frutti. E, soprattutto, la volontà di accogliere e coltivare la tradizione per farla germogliare su una visione.
Un lascito di famiglia all’ombra di una torre Pallavicina del Quattrocento. La necessità di rallentare il tempo accordandolo al rispetto e ai ritmi della natura.
Quello che pulsa in un vino è il battito degli uomini e delle donne che lo hanno creato, è la voce della passione e del valore della cultura.
L’amore per la cultura e l’operosità artigianale e artistica degli uomini e delle donne emiliane, da sempre custodi dell’unicità del territorio e della valorizzazione dei suoi frutti. E, soprattutto, la volontà di accogliere e coltivare la tradizione per farla germogliare su una visione.
Ma il profumo, il sapore, l’incanto ultimo e individuale di un buon bicchiere di vino si identifica in definitiva con un «quid» che sfugge a qualsiasi analisi scientifica: allo stesso modo appunto che nessuna illustrazione filologina possa tradurre in formule o ragionamenti la bellezza di un Tiziano o di un Leonardo, né la bellezza e la bontà di una persona umana… (cit. Mario Soldati da “Vino al Vino”)
Il vino è l’espressione delle persone che lo producono e della loro visione del territorio e delle uve. Senza l’intervento dell’uomo e di un sogno, semplicemente, il vino non esisterebbe.