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Syrah

SYRAH

L’origine del vitigno Syrah

Per iniziare con un tocco di mistero, sarebbe bello poter raccontare una delle leggende che sono circolate fino a una ventina di anni fa sull’origine della Syrah.

Si potrebbe narrare che sia arrivata dalla lontana Shiraz, città persiana che ora si trova in Iran. O che il suo nome derivi da Siracusa, dove sarebbe approdata dall’Egitto grazie ai romani. O ancora, trasportata dai Focei nella loro colonia Massalia (Marsiglia) e poi chissà come trasferita nella Valle del Rodano.

Peccato che, nell’ultimo anno del secolo scorso, la scienza sia arrivata a controvertere tutte queste teorie e a dare una spiegazione forse meno esotica: nel 1999, le analisi sul DNA condotte dall’Università della California Davis e dall’Istituto nazionale di agronomia di Montpellier hanno dimostrato che è un incrocio tra Dureza – antico vitigno dell’Ardèche imparentato con il Pinot Nero – e Mondeuse Blanche – un vitigno della Savoia parente del Viognier.

E l’incontro fra i due sarebbe molto probabilmente avvenuto lungo le rive del fiume Rodano, là dove ancora oggi la Syrah è uno dei vitigni più coltivati e dove dà alcuni dei suoi prodotti migliori.

Diffusione

La Syrah è un vitigno internazionale, oggi il sesto più coltivato al mondo con 190.000 ettari di superficie vitata. Il maggiore coltivatore è la Francia con 64.000 ettari, seguita dall’Australia – Paese dove è stato importato nel 1832 – con 40.000 ettari. In totale sono trentuno i paesi dove si può trovare questo vitigno, tra cui il Sudafrica, il Cile, la Nuova Zelanda, la California, l’Italia e addirittura il Canton Vallese.

In Italia è prevalentemente coltivato in Sicilia, dove il clima garantisce una maturazione fenolica ottimale, e in Toscana, specialmente nella zona di Cortona, dove il terreno ricco di argilla e marna e l’influsso termico del Lago Trasimeno creano condizioni di coltivazione ideali.


Syrah o Shiraz?

Syrah e Shiraz sono due nomi che indicano il medesimo vitigno. Banalizzando, si può dire che Syrah è il nome francese mentre Shiraz è il nome che viene utilizzato in Australia dalla fine degli anni ’80, dopo che il precedente nome Hermitage è stato abolito a causa della sua omonimia con la DOC francese.

Approfondendo la questione, pare che i due nomi siano diventati rappresentativi dei differenti stili enologici dei due Paesi: in Francia, nella Valle del Rodano, il clima fresco permette di ottenere dei vini più leggeri e fini mentre in Australia il clima più caldovini più morbidi e corposi. Seguendo questa distinzione, alcuni produttori di altri Paesi hanno scelto un nome piuttosto che l’altro per indicare il proprio stile. Tuttavia, una regola fissa non esiste.


Note agronomiche

Pur essendo tra i più coltivati al mondo, la Syrah è un vitigno abbastanza delicato, sensibile a stress idrico e clorosi ferrica. Ha bisogno di molte ore di sole è ha tendenzialmente una maturazione media. Le condizioni ottimali di coltivazione prevedono dei terreni fini e ben drenati, protetti dal vento e con un’esposizione buona ma che garantisca di evitare il calore eccessivo. I suoli migliori per la Syrah sono quelli scistosi e granitici, dove la sua tendenza alla sovraproduzione (e conseguente peggioramento di qualità) viene ridotta, ma cresce bene anche su quelli argillosi-silicei.


Caratteristiche ampelografiche

Il vitigno Syrah ha foglie di un verde opaco, medie o grandi, pentagonali e pentalobate o trilobate. I grappoli sono medi, cilindrici, compatti o spargoli, talvolta alati.

Gli acini, di un intenso nero bluastro, sono medio-piccoli, ovoidali, con buccia pruinosa e poco consistente. Una caratteristica distintiva sono i lunghi rami che spesso vengono legati o tagliati corti per evitare che la pianta venga rovinata dal vento.


Syrah – I vini

Non è semplice indicare delle caratteristiche universali per tutti i vini prodotti con Syrah perché, come sempre, il clima, i terreni e le tecniche vitivinicole influenzano l’evoluzione delle sue uve, generando risultati molto differenti.

Generalmente i profumi sono floreali (violetta), fruttati (frutti neri e rossi: mirtillo, lampone, more), e speziati (pepe nero, anice, liquirizia). Con l’affinamento questi aromi possono lasciare spazio ad altri più complessi (caffè, cioccolato, tabacco, goudron e caramello).

I vini rossi ottenuti dalla Syrah si riconoscono per il loro colore intenso e profondo con marcate sfumature violacee in gioventù, che si evolvono in granato con l’invecchiamento. Solitamente robusti, corposi e dotati di una importante persistenza gusto-olfattiva, hanno un’acidità poco marcata e una buona struttura tannica che li rende adatti all’invecchiamento (soprattutto nelle zone più fresche).

La Syrah è piuttosto versatile e si presta alla vinificazione in purezza ma anche in uvaggio con altri vitigni e può essere usata anche per la produzione di vini rosati, piacevolmente fruttati e di buona finezza.


Abbinamenti

Le marcate differenze dei vini prodotti con Syrah, apre le porte a innumerevoli abbinamenti ed è sempre bene fare una valutazione del singolo vino prima di decidere un menu. In linea di massima, si accompagna bene con carni rosse, selvaggina e carni grigliate. La morbidezza lo rende adatto anche per i formaggi stagionati e, grazie alla sua struttura e aromaticità, è in grado di sostenere il confronto con sapori forti e speziati.


P.S. Se per tutto l’articolo vi siete chiesti se si dica “la Syrah” o “il Syrah“, vi basti sapere che in francese è un nome femminile. La spiegazione del perché è un mistero…

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Pinot Nero

PINOT NERO

Il Pinot Nero è un vitigno internazionale a bacca nera che viene vinificato, oltre che in rosso, anche in bianco per la produzione di vini spumanti metodo classico. Delicato e piuttosto esigente, ha una capacità di adattamento molto inferiore rispetto ad altri vitigni internazionali ma, laddove trova le condizioni ottimali per la sua crescita, è in grado di dare vita ad alcuni dei migliori vini al mondo.

Origine

L’origine del Pinot Nero è antichissima. Si ipotizza che fosse coltivato in Borgogna già duemila anni fa e che quando i Romani invasero la Gallia, il vitigno fosse già presente nella zona. Nel I secolo d.C., lo scrittore di agronomia Columella descrisse nel suo «De Rustica» un vitigno che potrebbe essere identificato come Pinot Nero.

Tuttavia, in mancanza di ulteriori testimonianze, fino ad oggi non si è potuto dimostrare con certezza la sua esistenza in Borgogna in epoca romana. Gli studi genetici condotti dall’INRA di Montpellier hanno comunque svelato che il Pinot Nero è l’antenato di numerosi vitigni tra i quali anche la Syrah, lo Chardonnay e il Gamay, cosa che confermerebbe la sua preesitenza a questi e la sua antica origine.

Durante il Medioevo la continuità nella coltivazione del Pinot Nero in Borgogna fu garantita dall’opera dei monaci circestensi e benedettini che lo usavano per produrre il vino per la messa e, nei secoli, raggiunse una tale fortuna che, nel 1395, il duca di Borgogna Filippo II arrivò a bandire la coltivazione del Gamay a favore di quella del Pinot Nero. Proprio dal XIV secolo il vitigno cominciò ad essere chiamato Pynos e poi Pinot, nome che deriva probabilmente da “pigna” e che rimanda alla conformazione allungata e compatta del suo grappolo.


Diffusione

Nonostante il Pinot Nero non sia un vitigno semplice da coltivare, è riuscito a diffondersi nella maggior parte delle regioni viticole del mondo. Nella sua terra d’origine, la Francia, occupa 32.000 ettari e, oltre che in Borgogna, si trova nello Champagne, dove viene vinificato in bianco, e in Alsazia. La zona di maggiore produzione e anche la più popolare è indubbiamente la Côte d’Or.

In Germania, dove è conosciuto con il nome di Spätburgunder, è il vitigno a bacca rossa più coltivato in assoluto con 11.700 ettari di superficie coltivata.

In Italia ha trovato le sue condizioni ideali nelle regioni del nord: Trentino, Oltrepò Pavese e Franciacorta, dove viene principalmente vinificato in bianco per la produzione di vini spumante.

Negli Stati Uniti il Pinot Nero ha avuto un autentico boom nel 2004 grazie al film Sideways: infatti nella pellicola, uno dei due protagonisti è appassionato di Pinot Nero e ne parla a più riprese. Attualmente la maggiore diffusione si è raggiunta in Oregon ma è in California, e soprattutto nella Central Coast dove l’oceano aiuta a mantenere fresco il vigneto durante la notte, che si ottengono i vini da Pinot Nero migliori.

In Australia, dove si credeva che il clima fosse troppo caldo per il Pinot Nero, si è scoperto a sorpresa che nelle regioni delle Adelaide Hills e della Yarra Valley si possono ottenere ottimi risultati.

In Nuova Zelanda ha trovato il suo clima ideale nelle regioni più fresche (Wairarapa, Marlborough, Nelson, North Canterbury e Central Otago) e, nonostante le prime produzioni commerciali siano relativamente recenti, alcuni vini stanno trovando un buon riscontro anche nel mercato estero.

Il Pinot Nero è abbastanza diffuso anche in Argentina, Cile, Sudafrica e Spagna.


Coltivazione

Il Pinot Nero è un vitigno delicato che necessita di moltissime cure: la compattezza del grappolo e la buccia sottile favoriscono la proliferazione di malattie e marciumi; inoltre, germoglia precocemente e quindi è particolarmente sensibile alle gelate primaverili. Per raggiungere buoni risultati ha necessità di un clima temperato perché il freddo eccessivo non consente la piena maturazione e, viceversa, il caldo tende a far sovramaturare le uve che perdono le loro note fruttate e la loro freschezza.

Il vitigno predilige i suoli calcarei mentre quelli argillosi, trattenendo l’umidità, possono favorire il millerandage e la colatura nel periodo della fioritura.


Note ampelografiche

L’aspetto del Pinot Nero è abbastanza vario: ne esistono molti biotipi che si diversificano nella forma della foglia e nella grandezza e forma del grappolo. Il biotipo più diffuso in Borgogna ha una foglia media, tonda e a tre lobi di colore verde scuro. Il grappolo è piccolo, compatto, di forma cilindrica e alato. L’acino è medio-piccolo con una sottile e pruinosa buccia nero-violacea e una polpa succosa, non colorata e dal sapore semplice.


Il vino – Pinot Nero

Il Pinot Nero ha un’incredibile capacità di assorbire il carattere del terroir e di restituirlo con forza nei vini: per questo motivo, le sue espressioni possono essere molteplici. Il vitigno viene usato per la produzione sia di vini rossi che di bianchi, in particolare di spumanti metodo classico.

I vini rossi, principalmente prodotti con Pinot Nero vinificato in purezza, possono essere consumati giovani ma in taluni casi possono anche dimostrarsi piuttosto longevi. Caratteristiche tipiche di questi vini sono la scarsa colorazione, dovuta alla ridotta quantità di antociani nelle uve, e la trasparenza. Il colore è rosso rubino brillante nei vini più giovani e vira verso sfumature granate o addirittura aranciate con l’invecchiamento.

Al naso, il Pinot Nero offre una notevole complessità aromatica con sentori fruttati di ciliegia, ribes, lampone, fragola e floreali di violetta, ai quali si aggiungono, con la maturazione, profumi di sottobosco, funghi, cuoio e pellame. Nelle zone più fredde si possono percepire anche note erbacee o vegetali come foglia di pomodoro o menta. L’affinamento in legno può regalare aromi speziati e tostati anche se è necessario evitare che questi vadano a coprire gli aromi varietali delicati del Pinot Nero, escludendo l’uso di botti nuove o molto tostate e riducendo la permanenza del vino nel legno.

Al gusto il Pinot Nero è solitamente caratterizzato da una bassa tannicità, da un calore alcolico elevato e da una buona acidità che è sempre presente ma di intensità variabile a seconda della zona in cui il vino viene prodotto. Negli spumanti, il Pinot Nero contribuisce a intensificare il colore, donando brillanti sfumature giallo dorate, e a conferire struttura e una delicata nota aromatica di frutta rossa.


Abbinamenti

Considerati i pochi tannini, l’acidità marcata e il grado alcolico elevato, il Pinot Nero vinificato in rosso si accompagna bene a carni bianche, a selvaggina o carni rosse non troppo succulente, a funghi, primi piatti a base di carne e anche a pesci come salmone, tonno o pesce spada alla griglia o alla brace.

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Cabernet Sauvignon

CABERNET SAUVIGNON

Se si considera che è resistente, vigoroso e in grado di dare vini ricchi, complessi e di grande struttura, non può certo sorprendere che il Cabernet Sauvignon sia così popolare. La sua grande adattabilità a terreni e climi diversi lo ha portato a essere un vitigno internazionale che oggi viene coltivato in tutte le più importanti zone viticole del mondo.

Origine

La credenza che il Cabernet Sauvignon sia un vitigno antico è stata smentita nel 1996 dagli studi effettuati dall’Università di Davis (California) sul suo DNA: i ricercatori sono riusciti a dimostrare che è frutto di un incrocio spontaneo tra un vitigno a bacca bianca, il Sauvignon Blanc, e uno a bacca rossa, il Cabernet Franc, e hanno ipotizzato che il fortunato incontro abbia avuto luogo nel diciassettesimo secolo in Gironda.

D’altronde, sembrano confermare questa teoria anche le prime testimonianze scritte che risalgono a non prima del diciottesimo secolo: in queste, il vitigno viene ancora citato come Petite Vidure, un nome che viene tuttora usato in alcune zone del bordolese e che fa probabilmente riferimento alla durezza del Cabernet Sauvignon (vigne dure).


Diffusione

Con più di 330.000 ettari di superficie vitata, il Cabernet Sauvignon è l’uva da vino più coltivata del mondo.

Nella sua terra d’origine, la Francia, occupa 48.000 ettari e si trova principalmente nella regione del Bordeaux, e in particolare nelle Graves e nel Médoc, dove viene solitamente assemblato con il Merlot. È piuttosto diffuso anche in Languedoc-Roussillon, Provenza e Valle della Loira.

In Italia, seppure non sia tra i vitigni più coltivati, ha trovato le condizioni ottimali in Toscana, Friuli Venezia-Giulia, Trentino, Emilia-Romagna e Sicilia, dando vita a vini di qualità elevata, soprattutto in assemblaggio.

In California, il Cabernet Sauvignon ha cominciato a essere piantato massivamente dagli anni Sessanta, arrivando a occupare più di 36.000 ettari. Anche nello Stato di Washington è diventata la varietà a bacca nera più coltivata negli ultimi anni.

Il Cabernet Sauvignon è diffuso anche in Spagna, soprattutto nella regione catalana di Penedès dove viene assemblato con il Tempranillo, in Sud America (Cile, Argentina, Bolivia, Perù e Uruguay), Australia, Nuova Zelanda e Sudafrica. Negli ultimi anni il vitigno ha raggiunto la Cina, diventando il terzo più coltivato del paese.


Coltivazione

Il grande successo del Cabernet Sauvignon è da attribuirsi, oltre che alla ricchezza delle sue uve in grado di dare vini eccezionali, anche alla sua semplicità di coltivazione e alla sua resistenza: innanzitutto, il vitigno germoglia tardivamente e ciò consente una protezione contro le gelate primaverili; inoltre, nonostante maturi tardi, i suoi acini hanno una buccia molto spessa che li preserva da muffe e marciumi causate dalle piogge autunnali.

Si adatta bene a numerosi terreni ma predilige suoli caldi, ghiaiosi e ben drenati e climi asciutti e ventilati. Su terreni troppo fertili e umidi tende a lignificare male e, a causa della sua maturazione tardiva, non è adatto ai climi troppo freddi.


Note ampelografiche

Le foglie del Cabernet Sauvignon sono di media grandezza, pentagonali e pentalobate. I grappoli sono medio-piccoli, cilindrico-piramidali, oblunghi, mediamente compatti e con un’ala evidente. I suoi acini di colore blu-nero, medio-piccoli, sub-rotondi e con buccia spessa e pruinosa. La polpa è abbastanza carnosa e con un sentore lievemente erbaceo.


Il vino – Cabernet Sauvignon

Le uve del Cabernet Sauvignon si caratterizzano per una buona acidità e un’alta quantità di tannini che predispongono a lunghi invecchiamenti e consentono di ottenere vini complessi, corposi e di grande struttura.

Il vino prodotto con Cabernet Sauvignon è rosso rubino intenso con sfumature violacee, quasi blu. In gioventù gli aromi varietali sono più evidenti, con note di frutti neri e rossi come mirtillo, ribes, mora e floreali, in particolare di violetta. Spesso si può percepire anche un sentore erbaceo di peperone verde – un carattere ereditato dal Cabernet Franc – che si fa più marcato in caso di rese troppo alte o di scarsa maturazione.

Con l’invecchiamento i profumi si fanno più complessi, conservando le note fruttate ma arricchendosi di sentori di spezie, cedro, muschio, tabacco e, in alcune zone particolarmente vocate, di grafite.

Il Cabernet Sauvignon è comunque un vitigno duttile che dona ai vini espressioni molto differenti a seconda del terreno e del clima in cui viene coltivato. Nella sola regione del Bordeaux, i vini da Cabernet Sauvignon possono avere caratteri molto diversi: nelle AOC Saint-Estèphe e Pessac-Léognan emerge una nota minerale, a Margaux prevale la violetta, a Pauillac la grafite e a Saint-Julien il cedro e il sigaro.

In Toscana si caratterizza per i sentori fruttati di ciliegia matura e mirtillo mentre a Constantia, in Sudafrica, sfuma in note erbacee e mentolate.
Va sottolineato che il Cabernet Sauvignon, a causa della sua acidità e potente tannicità, tendenzialmente viene vinificato in purezza solo nei paesi più caldi dove le uve, raggiungendo la piena maturazione, sviluppano più zuccheri e morbidezza.

Dove il clima è più fresco, è spesso usato in assemblaggio con Merlot o altri vini e quindi le caratteristiche del prodotto finale, oltre a essere influenzate da terreno, clima e tecniche di vinificazione, dipenderanno ovviamente anche dalla composizione della cuvée.


Abbinamenti

Le infinite declinazioni del Cabernet Sauvignon lo rendono adatto ad accompagnare numerosi piatti.
Nei vini giovani, i tannini pronunciati possono essere controbilanciati da piatti succulenti come carni rosse alla brace, brasati e selvaggina.

I vini più maturi, dove i tannini si sono ammorbiditi, si accompagnano bene con pietanze saporite, formaggi stagionati o erborinati, funghi e tartufo. In alcune sue declinazioni, il Cabernet Sauvignon si abbina bene al cioccolato fondente.

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Cabernet Franc

CABERNET FRANC

Il Cabernet Franc è un vitigno internazionale a bacca rossa dal quale si possono ottenere grandissimi vini. Noto perlopiù in assemblaggio con Merlot e Cabernet Sauvignon nel taglio bordolese, è capace di dare vini molto eleganti e longevi anche vinificato in purezza. Il suo nome indica quella che è la sua caratteristica di maggior pregio: un “vino franco” è un vino che ha nel suo profumo un sentore netto che spicca su tutti gli altri e che lo rende immediatamente riconoscibile.

Origine

L’ampia diffusione in Gironda e nella Loira ha fatto supporre per lungo tempo che il vitigno fosse originario della Francia. Tuttavia, alcune analisi sul DNA hanno evidenziato una relazione di tipo genitore-figlio con il Morenoa e l’Hondarrabi Beltza, due vitigni dei Paesi Baschi: è quindi molto probabile che sia arrivato nel sud-ovest della Francia da Gipuzkoa o dalla Navarra, nella zona nord dei Pirenei, forse grazie a dei pellegrini di ritorno da Santiago del Compostela.

Si pensa che il Cabernet Franc nella Valle della Loira sia approdato intorno al 1630 quando il Cardinale Richelieu inviò alcune barbatelle all’abate Breton che si occupò di piantarle a Chinon e Bourgueil. Nel 1997 si è poi scoperto, sempre grazie a test sul DNA, che è dall’incrocio di Cabernet Franc e di Sauvignon Blanc che è nato il Cabernet Sauvignon.


Diffusione

Il Cabernet Franc è arrivato a occupare 45.000 ettari di superficie vitata nel mondo, dei quali 36.000 si trovano in Francia. Qui, raggiunge i suoi massimi livelli nel Libournais, dove viene prodotto sia nel taglio bordolese sia in purezza, e nella Valle della Loira, dove la tradizione ne vede l’uso principalmente come monovitigno.

Il Cabernet Franc viene coltivato anche in Italia anche se in misura minore rispetto a quanto si credesse: è stato scoperto, infatti, che molte delle viti coltivate sono in realtà Carmenère, un vitigno molto simile al Cabernet Franc. Friuli Venezia-Giulia, Trentino-Alto Adige e Veneto sono le regioni con la superficie vitata maggiore.

La Toscana, poi, si è distinta per la produzione di ottimi vini ottenuti sia con Cabernet Franc in purezza sia in blend con Cabernet Sauvignon e Merlot. Il vitigno viene coltivato anche in Sicilia e in Puglia, dove si è adattato molto bene al clima più caldo. Nel mondo il Cabernet Franc si trova in Canada, California, Washington, Virginia, Cile, Argentina, Australia, Nuova Zelanda, Ungheria, Bulgaria, Slovenia, Croazia, Grecia e Spagna.

Il Cabernet Franc è arrivato perfino in Cina, dove viene coltivato tra i 2.220 e i 2.600 metri di altitudine sui versanti dell’Himalaya.


Coltivazione

Il Cabernet Franc è un vitigno vigoroso, che si adatta bene a molti terreni e climi. Resiste bene alle gelate invernali e ai climi rigidi, tanto che viene usato anche come base per la produzione di Ice Wines, ma dà ottimi risultati anche in climi più caldi. Si esprime al meglio in terreni argillosi-calcarei ma cresce bene anche in quelli sabbiosi e sciolti a patto che siano ben drenati perché è sensibile agli stress idrici.

La maturazione, medio-tardiva, avviene solitamente una settimana in anticipo rispetto al Cabernet Sauvignon. Pur essendo un vitigno vigoroso, la sua produttività non è alta, aggirandosi sui 30-40 hl/ha e arrivando eccezionalmente a 80 hl/ha in Linguadoca. Ha una buona resistenza a parassiti e crittogame ma mostra una discreta sensibilità alla botrite, all’esca, alle cicaline e all’eutipiosi.


Caratteristiche ampelografiche

I vari cloni mostrano una certa omogeneità anche se il potenziale produttivo può risultare molto diverso. La foglia del Cabernet Franc è verde chiaro brillante, di media grandezza, pentagonale, a tre o cinque lobi.

Il grappolo è medio, cilindrico o conico, abbastanza compatto e talvolta alato. Gli acini di un blu intenso tendente al nero, sono medio-piccoli, sferoidali, con buccia spessa e molto pruinosa. La polpa è succosa e ha un sapore erbaceo più o meno intenso.

Il vino – Cabernet Franc

Il Cabernet Franc viene usato sia in assemblaggio che in purezza, per la produzione di vini rossi, rosati, bianchi e Ice Wines. I vini rossi vinificati in purezza hanno un colore rosso rubino brillante che tende al granato con l’invecchiamento. Il suo profumo è inconfondibile, con note affumicate e di peperone, date dall’alta quantità di pirazine nelle sue uve.

Se raccolto acerbo, la nota vegetale di peperone potrebbe essere prevalente rendendo il vino sgarbato. Raccolto a giusta maturazione, le note erbacee lasceranno spazio a quelle affumicate e a sentori di viola, lampone, fragola, foglie d’edera e, dopo l’affinamento, di liquirizia, grafite, cacao, note mentolate.

Il gusto del vino Cabernet Franc è rotondo, ampio e piacevolmente fresco. Rispetto al Cabernet Sauvignon, è meno ricco di tannini e per questo invecchia più rapidamente e può essere gustato in minor tempo.


Abbinamenti

Il vino rosso prodotto con Cabernet Franc in purezza, può essere abbinato a tutto pasto. Per le sue note erbacee e affumicate si sposa con primi piatti al sugo di carne, selvaggina, carne alla griglia, spezzatini, arrosti. Si accompagna bene anche con formaggi semistagionati e stagionati.


Cabernet Franc VS Cabernet Sauvignon

Da un punto di vista ampelografico, i due vitigni sono molto simili, ma il Cabernet Franc germoglia e matura prima del Cabernet Sauvignon. Ha, inoltre, meno tannini – quindi l’affinamento può essere più rapido – e meno polifenoli e antociani, motivo per cui il colore risulta meno intenso. Al gusto il Cabernet Franc tende ad avere note erbacee più evidenti.

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