Il nome “Malvasia”, che accomuna così tanti vitigni diversi, sembra derivare da Monemvasia o Monovaxia, oggi un affascinante borgo nel Peloponneso, arroccato su uno sperone roccioso e affacciato sul mare, e un tempo porto strategico per il commercio di vino nel Mediterraneo. Da qui, partivano i vini greci, prodotti principalmente sull’isola di Creta – chiamata Candia durante la dominazione veneziana dal 1204 al 1669 –, alla volta dell’Europa: vini dolci, prodotti da un blend di diverse uve appassite al sole, molto apprezzati nel Vecchio Continente dove cominciarono a essere conosciuti con il nome di Malvagia o Malvasia.
L’importazione iniziò nel XIII secolo ma fu soprattutto dal 1463, anno in cui Monemvasia fu annessa alla Repubblica di Venezia, che il commercio di questi vini si espanse notevolmente in Europa e a Venezia raggiunsero una tale fama che ancora oggi vengono chiamate Malvasie le osterie dove vengono serviti vini sfusi.
Quando nel 1669 Creta (Candia) venne occupata dall’impero Ottomano, i Veneziani, per non perdere la propria egemonia commerciale, cominciarono a importare alcuni dei vitigni cretici nel nord Italia e a commissionare ai contadini locali la produzione di vini dolci, simili a quelli greci. Da qui, la moltiplicazione del nome Malvasia per designare vitigni con caratteristiche ampelografiche molto differenti.
La Malvasia di Candia Aromatica viene coltivata principalmente in Italia e soprattutto in Lombardia, per la produzione della Malvasia dell’Oltrepo Pavese DOC, e nelle province di Parma, Piacenza e Reggio Emilia, dove è utilizzato per ottenere vini secchi e semidolci, nelle versioni fermo, leggermente frizzante, frizzante e passito e dove esistono tre vini malvasia DOC (Colli di Parma, Colli Piacentini e Colli di Scandiano e Canossa). Registrato ufficialmente nel Catalogo nazionale varietà di vite dal 1970, in Italia il vitigno occupa attualmente una superficie di coltivazione che si aggira sugli 890 ha.
Vitigno a bacca bianca con una vigoria media e una produzione costante, la Malvasia di Candia Aromatica ama terreni freschi e fertili e climi non troppo siccitosi. Si dimostra piuttosto resistente al freddo invernale e alle gelate tardive, mentre è soggetta a colatura ed è abbastanza sensibile alla peronospora.
La Malvasia di Candia Aromatica ha foglie medie, glabre e di un verde lucido, pentagonali e pentalobate e un grappolo medio-grande, piramidale, allungato, spargolo e con numerose ali. L’acino – caratterizzato da un deciso sapore moscato che avvicina la varietà più alla famiglia dei Moscati che a quella delle Malvasie – è giallo dorato, rotondo, con buccia spessa e pruinosa e una polpa succosa e sciolta.
La Malvasia di Candia Aromatica si presta a diverse vinificazioni: si va dai vini fermi a quelli frizzanti, da quelli secchi a quelli dolci, fino ad arrivare agli orange wines. La tipologia di vinificazione influenza il colore che può spaziare dal giallo paglierino all’ambrato.
Generalmente tutti i vini prodotti con le uve di Malvasia di Candia Aromatica sono dotati di una buona freschezza e da una sorprendente complessità aromatica. Nei vini fermi si possono percepire note di frutta bianca e gialla, agrumi, erbe aromatiche e sentori minerali mentre in quelli dolci e passiti – dove la ricchezza aromatica raggiunge il suo apice – dominano note di miele, frutta secca, caramello e sentori balsamici.
Nella versione secca la Malvasia di Candia Aromatica può accompagnare salumi – in particolare quelli della zona di Parma e Piacenza accompagnati da gnocco fritto–, primi piatti delicati a base di verdura, pesci e carni bianche ma anche verdure in pastella, torte salate alle verdure e talvolta formaggi semistagionati.
Nelle versioni dolci e passito si sposa bene con crostate di frutta bianca, dolci a base di mandorle e pasticceria secca. Il passito può essere adatto anche per formaggi stagionati ed erborinati.