Per iniziare con un tocco di mistero, sarebbe bello poter raccontare una delle leggende che sono circolate fino a una ventina di anni fa sull’origine della Syrah.
Si potrebbe narrare che sia arrivata dalla lontana Shiraz, città persiana che ora si trova in Iran. O che il suo nome derivi da Siracusa, dove sarebbe approdata dall’Egitto grazie ai romani. O ancora, trasportata dai Focei nella loro colonia Massalia (Marsiglia) e poi chissà come trasferita nella Valle del Rodano.
Peccato che, nell’ultimo anno del secolo scorso, la scienza sia arrivata a controvertere tutte queste teorie e a dare una spiegazione forse meno esotica: nel 1999, le analisi sul DNA condotte dall’Università della California Davis e dall’Istituto nazionale di agronomia di Montpellier hanno dimostrato che è un incrocio tra Dureza – antico vitigno dell’Ardèche imparentato con il Pinot Nero – e Mondeuse Blanche – un vitigno della Savoia parente del Viognier.
E l’incontro fra i due sarebbe molto probabilmente avvenuto lungo le rive del fiume Rodano, là dove ancora oggi la Syrah è uno dei vitigni più coltivati e dove dà alcuni dei suoi prodotti migliori.
La Syrah è un vitigno internazionale, oggi il sesto più coltivato al mondo con 190.000 ettari di superficie vitata. Il maggiore coltivatore è la Francia con 64.000 ettari, seguita dall’Australia – Paese dove è stato importato nel 1832 – con 40.000 ettari. In totale sono trentuno i paesi dove si può trovare questo vitigno, tra cui il Sudafrica, il Cile, la Nuova Zelanda, la California, l’Italia e addirittura il Canton Vallese.
In Italia è prevalentemente coltivato in Sicilia, dove il clima garantisce una maturazione fenolica ottimale, e in Toscana, specialmente nella zona di Cortona, dove il terreno ricco di argilla e marna e l’influsso termico del Lago Trasimeno creano condizioni di coltivazione ideali.
Syrah e Shiraz sono due nomi che indicano il medesimo vitigno. Banalizzando, si può dire che Syrah è il nome francese mentre Shiraz è il nome che viene utilizzato in Australia dalla fine degli anni ’80, dopo che il precedente nome Hermitage è stato abolito a causa della sua omonimia con la DOC francese.
Approfondendo la questione, pare che i due nomi siano diventati rappresentativi dei differenti stili enologici dei due Paesi: in Francia, nella Valle del Rodano, il clima fresco permette di ottenere dei vini più leggeri e fini mentre in Australia il clima più caldo dà vini più morbidi e corposi. Seguendo questa distinzione, alcuni produttori di altri Paesi hanno scelto un nome piuttosto che l’altro per indicare il proprio stile. Tuttavia, una regola fissa non esiste.
Pur essendo tra i più coltivati al mondo, la Syrah è un vitigno abbastanza delicato, sensibile a stress idrico e clorosi ferrica. Ha bisogno di molte ore di sole è ha tendenzialmente una maturazione media. Le condizioni ottimali di coltivazione prevedono dei terreni fini e ben drenati, protetti dal vento e con un’esposizione buona ma che garantisca di evitare il calore eccessivo. I suoli migliori per la Syrah sono quelli scistosi e granitici, dove la sua tendenza alla sovraproduzione (e conseguente peggioramento di qualità) viene ridotta, ma cresce bene anche su quelli argillosi-silicei.
Il vitigno Syrah ha foglie di un verde opaco, medie o grandi, pentagonali e pentalobate o trilobate. I grappoli sono medi, cilindrici, compatti o spargoli, talvolta alati.
Gli acini, di un intenso nero bluastro, sono medio-piccoli, ovoidali, con buccia pruinosa e poco consistente. Una caratteristica distintiva sono i lunghi rami che spesso vengono legati o tagliati corti per evitare che la pianta venga rovinata dal vento.
Non è semplice indicare delle caratteristiche universali per tutti i vini prodotti con Syrah perché, come sempre, il clima, i terreni e le tecniche vitivinicole influenzano l’evoluzione delle sue uve, generando risultati molto differenti.
Generalmente i profumi sono floreali (violetta), fruttati (frutti neri e rossi: mirtillo, lampone, more), e speziati (pepe nero, anice, liquirizia). Con l’affinamento questi aromi possono lasciare spazio ad altri più complessi (caffè, cioccolato, tabacco, goudron e caramello).
I vini rossi ottenuti dalla Syrah si riconoscono per il loro colore intenso e profondo con marcate sfumature violacee in gioventù, che si evolvono in granato con l’invecchiamento. Solitamente robusti, corposi e dotati di una importante persistenza gusto-olfattiva, hanno un’acidità poco marcata e una buona struttura tannica che li rende adatti all’invecchiamento (soprattutto nelle zone più fresche).
La Syrah è piuttosto versatile e si presta alla vinificazione in purezza ma anche in uvaggio con altri vitigni e può essere usata anche per la produzione di vini rosati, piacevolmente fruttati e di buona finezza.
Le marcate differenze dei vini prodotti con Syrah, apre le porte a innumerevoli abbinamenti ed è sempre bene fare una valutazione del singolo vino prima di decidere un menu. In linea di massima, si accompagna bene con carni rosse, selvaggina e carni grigliate. La morbidezza lo rende adatto anche per i formaggi stagionati e, grazie alla sua struttura e aromaticità, è in grado di sostenere il confronto con sapori forti e speziati.
P.S. Se per tutto l’articolo vi siete chiesti se si dica “la Syrah” o “il Syrah“, vi basti sapere che in francese è un nome femminile. La spiegazione del perché è un mistero…
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